Sabato sera a Chiuppano abbiamo fatto Macbeth e ci siamo divertiti assai, come sempre, perchè è sempre nuovo, imprevedibile quello che ci succede in scena, un pò come quello che succede prima e dopo lo spettacolo, un pò come la vita...
Ma siccome questa volta io ero nell'organizzazione e anche nella compagnia, ci manca solo che mi faccia la recensione da sola, quindi vi rimando a quello che ha scritto una giornalista vera, che è venuta a vederci veramente e che a quanto pare ha apprezzato la nostra verità...
(io mi limito a corredare con qualche foto)
Macbeth, essenza della tragedia nell'intensa versione del Birnam
TEATROTRAIPIEDI. A Casa Colere di Chiuppano la rassegna ha proposto un gran bel lavoro. Il Laboratorio si concede poche licenze e fa centroAlessandra Agosti CHIUPPANO
Un gran bel lavoro quello che l'emiliano Laboratorio Birnam ha proposto l'altra sera con pieno successo, nell'ambito della rassegna Teatrotraipiedi e con la collaborazione di 2Pan Project, a Casa Colere, sede della Biblioteca di Chiuppano. Intelligente, profondo, emozionante, per molti versi sorprendente: gli attori del Birnam hanno dimostrato come si possa "fare Shakespeare" e farlo bene senza un minimo di scenografia, senza costumi (tranne un rosso e nero evocativo di sangue e morte per le interpreti femminili) e senza apparati: mettendoci "solo" tanto impegno, serietà ed entusiasmo.
Tutto è nato da un lungo percorso laboratoriale condotto da Daniele Bergonzi - che dell'allestimento cura anche la regia - dedicato a "Macbeth", che delle tragedie del Bardo è la più breve, ma anche la più cruenta, intrisa di sangue, di donne e bambini trucidati, di orrendi malefici, di sete di potere e di follia. Il testo è quello, solo prosciugato in maniera peraltro opportuna: ma è come se fosse stato destrutturato parola per parola, analizzato e ricomposto, così da ricavare l'essenza della tragedia shakespeariana, tanto che gli stessi personaggi - spesso interpretati da più attori in contemporanea o in successione - sembrano perdere la propria individualità per diventare loro proiezioni corali , distillati di tutto il bene e di tutto il male che in questa tragedia lottano l'uno contro l'altro. Dieci gli attori in scena.
Le streghe di Bergonzi (sei rispetto alle tre dell'originale) sono creature ferine, sordide e insinuanti: sono loro a tirare i fili di Macbeth, si muovono in branco attorno a lui e agli altri personaggi come un vento infuocato, che brucia le menti e le anime. Spingono la loro vittima verso il baratro di una sete di potere inarrestabile, le muovono le braccia e le mani, le prestano la propria voce per dire quelle parole così dure da pronunciare, perché sorgono dal più profondo del lato oscuro che è dentro ciascuno di noi. Anche Lady Macbeth è una strega e i Birnam sottolineano chiaramente questa sua appartenenza: è una delle sei attrici ad assumere quel ruolo al momento opportuno, quasi fosse un crudele gioco tra compagne.
Ed è sempre lei che, mentre in Macbeth crescono la disumanità e la sete di potere, mostrerà via via più forti i segni di quel "dubbio" e di quella fragilità che la renderanno, inaspettatamente, umana, schiacciata dal senso di colpa per il turbine di morte scatenato dal marito, dai suoi eccessi incontrollati: non reggerà, togliendosi la vita, all'uccisione di un'altra donna, Lady Macduff, e dei suoi bambini. Da brivido la scena di quella barbara uccisione, compiuta quasi al rallentatore, senza che venga pronunciata una sola parola. Poche le licenze che Bergonzi e i Birnam si concedono, tutte lecite e ben inserite nel contesto: tra queste, un "trenino" in stile veglione di Capodanno per raccontare la festa che i Macbeth danno nella propria dimora la notte dell'assassinio di Banquo; e il gustoso siparietto del portinaio, ristretto e recitato in dialetto veneto. Completata dalle efficaci musiche di Stefano Campetta e Stefano D'Arcangelo, la messinscena è interpretata da Elena Benvenuti, Nadia Candela Verderese, Luca Casalino, Francesco Ferrari, Laura Girotti, Andrea Pegoretti, Debora Pometti, Francesca Torchi, Simone Veronesi e Valeria Vicentini. Un bell'esempio di teatro giovane, nuovo e significativo, che lascia il segno.
(foto di Andrea Colbacchini)
(foto di Andrea Colbacchini)
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